La storia della nomenclatura delle piante è
disseminata di pasticci. Accade così di scoprire che il giglio di Firenze non è
un giglio, ma un’Iris barbata.
Nel 1147 Luigi VII sceglie questo fiore, già simbolo della città, come stemma
di Francia. Da quel momento, l’Iris diventa la fleur de Louis e poi fleur de lys, fiore del giglio.
Il nome scientifico, invece, ne descrive le
caratteristiche principali: la varietà cromatica (Iris era dea greca dell’arcobaleno)
e la presenza di una morbida peluria sui tepali inferiori, la “barba”.
Al genere Iris appartengono più di 300 specie di piante bulbose o
rizomatose e migliaia di varietà, tutte diverse per altezza (da 10 a 150
cm) e portamento. Le barbate sono sicuramente le più amate e diffuse nei
giardini.
Arrivate in Italia dalle coste settentrionali dell’Africa, ottengono il loro massimo
successo nel Rinascimento, diffondendosi prima in Francia, al seguito di
Caterina de Medici, sposa di Enrico II, e poi nei giardini di tutta Europa,
complici la bellezza dei fiori e le proprietà cosmetiche delle radici.
Ma resta Firenze
la loro città. Qui ha sede la Società Italiana dell’Iris e sempre qui, dal
1955, nel Giardino dell’Iris al Piazzale Michelangelo, si svolge il Concorso Internazionale dell’Iris, dove
ibridatori di tutto il mondo presentano
le loro varietà per aggiudicarsi il prestigioso Fiorino d'oro e altri ambiti
premi, tra cui uno speciale riconoscimento per l’Iris di colore rosso che più
si avvicina a quella raffigurata sul gonfalone della Città.
Coltivarle è facilissimo: a inizio primavera o a fine estate si
interrano superficialmente i rizomi, in piano sole, e si annaffiano solo in
caso di estati particolarmente calde e siccitose. Ogni 3-4 anni, per garantire la salute delle piante e un’abbondante
fioritura, si estraggono tutti i rizomi
dal terreno (che nel frattempo si saranno ingrossati e moltiplicati), si
accorciano le foglie a 8-10 cm e si
ripiantano a 25-30 centimetri l’uno dall’altro.
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